Lavoro: 5 cose che ho capito più una

Questo post forse è inutile, potresti anche non leggerlo, ma se non lo scrivo non vado avanti. Immagina che sia una pagina del diario segreto del caffè botanico, una di quelle che vanno scritte anche se fa male. La condivido con te e spero mi aiuti a superare questo blocco.

Come un albero che, anello dopo anello, cresce e amplia la circonferenza del tronco e insieme immagazzina le tracce di quello che è accaduto, dentro e fuori di sé, anche io ho collezionato, anno dopo anno, esperienza nel lavoro, segni, cicatrici e consapevolezza.

Sono giorni che ci penso, a me e al mio rapporto con il lavoro, con le scelte che faccio e con le conseguenze che ne derivano. Sono considerazioni normali, che immagino tutti facciano, ma in questo momento sono importanti, perché ho perso la strada e mi servono per ritrovare la rotta.

Lo so che hai capito che sono in crisi, non sono brava a nasconderlo, e comunque parla da sé il fatto che non riesca a mantenere l’impegno preso con il blog e a essere costante. Magari per te non è grave, magari non è importante, ma io non ci sto per niente bene. Anche perché questo è soltanto un sintomo, la punta di un iceberg, direi, che coinvolge vari aspetti della mia vita oltre al caffè botanico. Non la faccio lunga… scrivo qui degli appunti che spero diventino una traccia utile a definire i confini per le scelte future. Sembreranno cose ovvie, ma ho proprio bisogno di vederle scritte tutte in fila.

Quando lavoro, quello che faccio mi deve piacere

Se non mi piace, sarebbe meglio non farlo. Di carattere cerco sempre di trovare un modo per renderlo piacevole. E se non ci riesco, metto in conto che ci vorrà il triplo del tempo. Però, alla fine, sto male. Allora è meglio non farlo.

Ci vuole passione

In quello che faccio metto sempre tutta me stessa, a volte esagero, non prendo bene le misure e vado fuori strada, ma se mi risparmio va a finire male comunque. Ecco, con questa cosa devo fare i conti, mi conosco e forse è arrivato il momento di imparare ad ascoltare la voce dell’esperienza e a trovare l’equilibrio, prima che sia troppo tardi.

Ho bisogno di libertà

Quando mi incarto in situazioni difficili, tendo a costruire delle gabbie simboliche per costringermi a fare le cose. Gabbie alla quali mi ribello, non sai che fatica! Non devo più infilarmi in situazioni da cui poi voglio soltanto fuggire. E libertà vuol dire anche che sia io a stabilire come e quando fare le cose e a gestire il mio tempo.

Voglio scegliere seguendo testa, cuore e pancia

Non è mai facile scegliere, ma non devo dimenticare di farlo tenendo allineati razionalità, sentimenti e intuito.

Ho bisogno di obiettivi concreti

E va bene la passione, ma anche la concretezza degli obiettivi è importante. Sono stanca di girare a vuoto, di lavorare senza gratificazione economica o senza che venga apprezzato quello che faccio o tutti e due. Prima di tutto voglio imparare ad apprezzarmi e a valorizzare il mio lavoro, poi ad ampliare la mia visione e a scegliere obiettivi per i quali valga la pena di impegnarsi e di investire.

Quando sono stanca e confusa mi prendo una pausa

Prendere le distanze dalle situazioni di stallo e fare una pausa mi permette di guardare le cose con più lucidità e di dissipare la nebbia che non mi fa prendere decisioni utili ed efficaci.

Ed è questa pausa che comincio a definire. Il blog va in vacanza fino a settembre, la newsletter arriverà puntuale il 22 di ogni mese mentre sui canali social pubblicherò con estrema libertà, lasciando spazio a ispirazione e creatività.

E già mi sento più leggera.

Grazie se ci sei ancora.

Francesca

In foto: sezione trasversale di tronco di Sequoia sempervirens (D. Don) Endl.

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