3 cose che possiamo imparare dall’acetosella + 1

Acetosella gialla in fiore

Imparare è una delle cose che facciamo per tutta la vita. Da piccolissimi cominciamo imitando i familiari e quelli che ci circondano, poi arrivano gli amici, i libri, la musica, la televisione. Impariamo guardando, ascoltando, facendo esperienza, impariamo dalle gioie, ma ancor di più da quello che ci fa soffrire, impariamo dalle storie che ci vengono raccontate e da quelle nei romanzi, dalle vittorie e dai fallimenti. Impariamo vivendo. Siamo fatti per imparare.

A me piace molto ascoltare le esperienze delle persone, le storie di vita. Sin da bambina ho sempre ascoltato i discorsi dei grandi, quelli che fanno quando pensano di non essere sentiti, ma anche i fatti che si dice la gente in treno o sull’autubus. Ascoltavo (ascolto ancora) e imparavo a raccogliere emozioni, pensieri, a capire le dinamiche dei rapporti umani. Crescendo, poi, ho incontrato tante persone che hanno condiviso con me la propria storia, così ho imparato un sacco di cose e il mio bagaglio di esperienze si è arricchito.

La mia grande maestra resta la Natura. Ed è proprio quello che possiamo imparare dalle piante l’oggetto di questa nuova rubrica del blog: a scuola dalle piante.

Docente: acetosella gialla

Nel post della  scorsa settimana hai conosciuto la bella e terribile Oxalis pes-caprae L., una tipetta pericolosa e invasiva, ma anche tosta, direi, da cui possiamo imparare sicuramente almeno 3 cose più 1.

Lezione 1: adattabilità

L’acetosella gialla è una specie poco esigente, si adatta con facilità a diversi ambienti e condizioni ecologiche. Cresce anche tra i sassi e nelle crepe dei muri, al sole e all’ombra, non si fa troppi problemi, diremmo noi umani.

Ecco, è questo il punto: avere capacità di adattamento permette di affrontare la vita e i suoi imprevisti, le avversità e i cambiamenti. Per essere adattabili, però, non bisogna avere troppe esigenze, abitudini irrinunciabili, cose senza le quali ci si sente persi. Lo so che a dirlo sembra brutto, ma è quello che cerco di far capire a mia figlia quando le consiglio di imparare a mangiare anche altri tipi di biscotti a colazione. Se dovesse trovarsi in un posto dove non ci sono, saprebbe adattarsi a quello che c’è?

Lezione 2: resistenza

La nostra acetosella resiste al caldo, all’aridità, al calpestio, alla pipì di cane. Insomma, soltanto il troppo freddo la ostacola.

La resistenza è un gran bella risorsa, utile anche a noi. Nei periodi difficili, quelli in cui dobbiamo stringere i denti e andare avanti fino a vedere la luce, ci ripetiamo che dobbiamo resistere, rischiando anche di tirare troppo la corda e di ritrovarci senza energie. Ma l’acetosella ci viene in aiuto anche in questo caso.

Lezione 3: rigenerazione

La sua capacità di diffusione e di propagazione, dopo il periodo di pausa estiva, in caso di diserbo o taglio, è davvero notevole ed è affidata alla copiosa produzione di bulbilli sotterranei da cui originano nuovi individui. Questi piccoli organi contengono le gemme, da cui si sviluppano foglie e radici, e le riserve per le prime fasi di crescita.

La capacità di rigenerazione è un’altra caratteristica importante da coltivare. Sapere che la rinascita arriva sempre dopo le avversità mantiene viva la speranza e ci sostiene; prenderci cura delle nostre risorse interiori è vitale.

Lezione 4: competizione

L’acetosella gialla ha anche la “dote” di essere molto competitiva rispetto alle altre specie, non a caso è una pianta altamente infestante. Oltre a quello che hai già letto, c’è da aggiungere che ostacola la germinazione dei semi delle altre piante ed è poco appetibile per gli animali, data l’elevata quantità di ossalati che ha un effetto tossico.

Questo ultimo punto non è tra i miei insegnamenti preferiti, io non amo la competizione. Però, c’è da dire che qualche mezzo di difesa contro i seccatori può rivelarsi utile nella vita.

Mi piacciono gli insegnamenti della docente di oggi, il mio preferito è la rigenerazione. L’ostinazione delle risorse nascoste, che restano sepolte e aspettano il momento in cui ci permettono di rinascere.

E tu quale preferisci?

Bella e invadente (non è la suocera)

Bella, gialla e invadente

Sei bella, sei gialla, le foglie son piccoli cuori. Nasconde un’insidia il tuo vivo tappeto di fiori.

Il prato del mio giardino, in questo periodo, è un tappeto di fiori gialli e luminosi, cosparso di piccoli cuori verdi, che ondeggiano al vento freddo dell’inverno. Il tentativo di prato (non all’inglese) che c’è al di sotto di questo strato, di anno in anno, soccombe sembre più. Io lo lascio così, me lo godo lo stesso, anche se so che sto convivendo con un’insidia non da poco.

Del mio prato te ne parlo un’altra volta, oggi ti presento lei, l’acetosella gialla, bella e invadente come poche al mondo, da far concorrenza alla suocera più pericolosa.

Carta d’identità

Nome scientifico: Oxalis pes-caprae L., 1753

Nome comune: acetosella gialla

Famiglia: Oxalidaceae

Forma biologica: Geofita bulbosa

Fioritura: da novembre a maggio

Habitat: terreni coltivati, incolti, orti, giardini, aree urbane

Segni particolari: specie aliena naturalizzata (Neofita invasiva = diffusa dopo la scoperta dell’America nel 1492 e pericolosa per le specie spontanee)

Descrizione

L’acetosella gialla è una pianta erbacea perenne. Le foglie sono disposte in rosetta, hanno un lungo picciolo e sono composte da tre elementi cuoriformi, carnosetti, di color verde chiaro, con la faccia superiore punteggiata di scuro e quella inferiore ricoperta da una leggera peluria.

I fiori, disposti in un’infiorescenza a ombrello portata da un lungo scapo privo di foglie, sono giallo limone, con 5 sepali e 5 petali.

L’acetosella sviluppa sottoterra piccoli bulbilli ovoidali, con apice appuntito e ricoperti da una tunica bruna, che vengono spinti in profondità nel terreno (anche oltre 20 cm) da contrazioni della radice carnosa.

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Origine, distribuzione e habitat

Oxalis pes-caprae L. è una specie originaria del Capo di Buona Speranza in Sud Africa, introdotta in Sicilia alla fine del 1700 a scopo ornamentale. Essendo una specie poco esigente ed estremamente adattabile, da lì si è diffusa con rapidità in tutto il bacino del Mediterraneo e oltre. In italia è presente in quasi tutte le regioni e la ritroviamo nei campi coltivati, negli incolti, nelle aree urbane, ma anche in quelle naturali, ai margini dei boschi e nelle praterie. Viene considerata una specie aliena (originaria di un altro territorio e giunta in un luogo a causa dell’attività dell’uomo, volontaria o involontaria ) naturalizzata, poiché riesce a riprodursi e a diffondersi autonomamente, formando popolazioni stabili.

Biologia ed Ecologia

Il periodo vegetativo dell’acetosella gialla va dall’autunno, quando sviluppa le foglie e comincia a fiorire, fino alla primavera inoltrata. Con l’arrivo del caldo eccessivo chiude il ciclo e resta vitale sottoterra grazie alla presenza dei bulbilli, piccoli organi in cui la gemma viene protetta e che rappresentano il mezzo di propagazione vegetativa della specie. Infatti, Oxalis pes-caprae L. difficilmente produce semi, ma riesce a diffondersi molto rapidamente proprio grazie ai bulbilli, che ogni individuo produce in abbondanza e che restano nel terreno in profondità. Da questi, poi, ogni anno emergono nuove foglie e nuovi scapi fiorali, creando in breve tempo un tappeto di piante che sottraggono le risorse alle piante già presenti. Questa invasione causa danni alle specie spontanee e a quelle coltivate, infesta i giardini, i frutteti e gli ambienti naturali. Il guaio è che, quando si cerca di diserbare manualmente strappando le piante, i bulbilli restano nel terreno, garantendo all’acetosella di “ricomparire” nuovamente. E anche zappettare o usare mezzi meccanici non porta a risultati, anzi ne favorisce la diffusione, spargendo i bulbilli qui e là.

L’acetosella gialla è poco esigente da un punto di vista ecologico. Si adatta a tutti i tipi di suolo, anche alla sabbia e ai suoli rocciosi, e sopporta la scarsità d’acqua. Cresce bene al sole, ma anche all’ombra. L’unico fattore limitante è un prolungato periodo di basse temperature. Insomma, una vera iattura. Bella e infida.

Convivenza non pacifica

Le specie aliene invasive, come l’acetosella gialla, sono così competitive da creare parecchi danni alla Flora spontanea. Sottraendo risorse e spazio fisico con la loro rapida e massiccia diffusione, possono causare anche l’estinzione di specie spontanee più esigenti e con difficoltà di propagazione.

Tornando al piccolo mondo del mio giardino, anche qui la convivenza è piuttosto difficile. Quella streghetta cresce ovunque, la ritrovo in tutti i vasi, ricopre e tenta di soppiantare le piante che metto io e mi dà un sacco di lavoro in giardino (quando decido di affrontarla). Pensare di eliminarla è impossibile, la lotta è impari, l’unica cosa è cercare di arginarla.

Ma posso imparare qualcosa da questa tenacissima e invadentissima pianta? Ci ho riflettuto e ho pensato di scriverci su un post. Alla prossima.

Dai diamanti non nasce niente: storie di vita e di giardini

Letture nel giardino del caffè botanico

Mentre l’idea del caffè botanico prendeva forma, ho cercato delle letture che potessero ispirarmi e guidarmi nelle nuove esplorazioni in cui mi stavo avventurando. Avendo deciso di muovermi su un terreno diverso da quello degli studi e delle esperienze professionali, un supporto era necessario.

Ho comprato un sacco di libri, ma Dai diamanti non nasce niente di Serena Dandini mi ha subito incuriosito. Scoprirla nell’insolita veste di appassionata giardiniera è stata una bella sorpresa. Lei mi piace sin da bambina, quando vedevo La tv delle ragazze, per la sua ironia, per lo sguardo acuto e per quella capacità di mettere insieme comicità, politica, musica, libri e cinema.

In questo libro, Serena Dandini racconta del suo amore per la natura, le piante e il giardinaggio. Tra curiosità, riflessioni filosofiche, poesie e canzoni, ci accompagna in un viaggio alla scoperta di meravigliosi giardini in giro per il mondo, a caccia dei segreti delle piante, di consigli pratici e delle storie di personaggi famosi con la passione giardiniera.

Dai diamanti non nasce niente (titolo tratto da una canzone di Fabrizio De André) mi ha aperto una porta su un mondo quasi sconosciuto, mi ha dato un filo conduttore per altre letture e approfondimenti, mi ha ispirato nuovi temi su cui scrivere, ha stimolato alcune considerazioni che condivido con te.

Lo sguardo

Chi ama le piante e i giardini, e se ne prende cura, acquisisce uno sguardo sul mondo e sulla vita più aperto. Riesce a vedere con tutti i sensi. Provando a “pensare” come un albero e a “guardare” come un fiore, capisce le esigenze delle piante in modo da farle crescere nelle condizioni ecologiche adatte. Si abitua a cambiare punto di vista, a immedesimarsi negli altri, atteggiamento molto utile nella vita di ogni giorno.

La pazienza giardiniera

Avere un giardino, ma anche una piantina di basilico sul davanzale della finestra, è un’occasione per allenare una potente risorsa: la pazienza. Imparare ad aspettare, il momento giusto, una fioritura, la maturazione dei frutti, è una delle prime cose che si imparano quando si ha a che fare con le piante. Piantare, seminare, seguire il ritmo delle stagioni, accettare la ciclicità della vita sono atti di fiducia nel futuro, un modo per coltivare la speranza.

La cura

Gli insegnamenti che si possono apprendere dalle piante e dalla natura sono innumerevoli, così come sono indiscutibili i benefici, individuali e collettivi, che si ottengono dalla cura di un giardino o di pochi vasi sul balcone. Quello che si può raggiungere è anche un ri-equilibrio tra l’uomo e l’ambiente in cui vive, presupposto per uno sviluppo sostenibile, sociale ed economico.

Dai diamanti non nasce niente, con le sue storie di vita e di giardini, è una lettura piacevole e ricca di stimoli, che mi ha fornito una prospettiva diversa sul rapporto tra Uomo e piante, dando riscontro ad alcune mie idee, maturate nel tempo, e suggerendomi numerosi spunti di riflessione.